Come funziona una miniera d’oro

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Sulla tabella periodica di Mendeleeev l’oro viene rappresentato con il simbolo chimico Au (dal latino Aurum), ed il suo numero atomico è il 79; stiamo parlando di uno dei metalli più preziosi al mondo che possiede diverse caratteristiche che lo rendono addirittura indispensabile per determinati usi. L’oro è un metallo pesante ma tenero, e riesce quindi a conservare benissimo le sue caratteristiche principali, che sono duttilità e malleabilità, ma non vanno dimenticate anche le sue proprietà di conducibilità termica ed elettrica.

Ovviamente in epoche antiche il metodo di estrazione dell’oro era quello più semplice, ma anche il più faticoso, ovvero scavare manualmente la terra nelle zone più indicate, lavarla e passarla al setaccio per poi separare i piccoli frammenti aurei dal materiale estratto. Grazie al progresso tecnologico ed alla costruzione di macchinari che sono veri e propri mostri di dimensioni mastodontiche, si è poi iniziato a fare sul serio, scavando e muovendo tonnellate e tonnellate di materiale quotidianamente, cosa che ha fatto triplicare le quantità d’oro estratte dal sottosuolo.

Dalla superficie al letto di roccia

Sono in genere le vallate situate ai piedi di grandi montagne percorse da fiumi e torrenti i posti più adatti per incontrare oro, meglio ancora se tali corsi d’acqua derivano da ghiacciai in scioglimento o da sorgenti sotterranee; il prezioso metallo viene trascinato dall’acqua e si deposita nelle piccole anse e conche che quest’ultima crea durante il suo percorso di discesa a valle, poi bisogna anche avere un minimo di esperienza per sapere con esattezza dove poterlo incontrare.

Una volta individuata una zona potenzialmente aurifera, è ovvio che non troveremo mai l’oro ad aspettarci in superficie, sarebbe bellissimo se fosse così; bisogna iniziare a scavare in profondità per rimuovere tutto ciò che non ha conformazione rocciosa, perché è proprio nel pietrisco e nelle rocce frantumate che si nasconde il tesoro che cerchiamo. Fatto ciò, non resta altro da fare che setacciare quanto si è estratto dal sottosuolo e, mediante un processo di grigliatura, isolare i frammenti del prezioso metallo per poi cuocerli e liberarli dalle impurità.

La grigliatura grossolana

E’ senza dubbio la prima fase, ovvero quella della cosiddetta grigliatura grossolana la più impegnativa, faticosa, e lunga; si tratta infatti di muovere centinaia di tonnellate di terra, fango, rocce, e grava di vario tipo, usando ovviamente appositi macchinari come scavatrici, perforatrici, pale meccaniche, per riversarla a sua volta in un grande dispositivo in grado di triturare rocce e pietre di vario genere, all’interno delle quali potrebbe essere contenuto oro.

Il materiale di risulta transita poi, trasportato dall’acqua, in dei grossi canali di raccolta il cui fondo è costituito da un sistema di griglie metalliche; essendo più pesante del terreno e del fango, l’oro precipita sul fondo dei canali e viene intrappolato nelle maglie della griglia metallica posizionata all’uopo sul fondo degli stessi. A questo punto non resta altro da fare che spegnere i macchinari, lasciare che l’acqua porti via gli ultimi residui di terra e fango, e precipitarsi a raccogliere l’oro dal fondo dei canali di raccolta.

Il lavaggio dei tappetini di raccolta

Si arriva dunque alla parte meno faticosa e più emozionante di tutto il processo di estrazione dell’oro, ovvero quella della pulizia dei tappetini che si trovano sotto le griglie di raccolta. Si sollevano i pannelli di griglia metallica, si raccolgono i preziosissimi tappetini contenenti oro, e si conducono verso il posto dove verrà effettuato l’ultimo passaggio, quello più emozionante, quello che potrebbe far urlare ‘Eureka’, ovvero la loro pulizia.

I tappetini vengono lavati in delle grandi vasche, ovviamente anch’esse munite di dispositivi di raccolta, che possono essere di vario tipo; il metodo utilizzato più comunemente è quello dei pozzetti dell’oro, ossia dei buchi presenti sul fondo delle vasche che lasciano passare unicamente i liquidi, e che intrappolano le piccole pepite d’oro, le quali si depositano sul fondo per precipitazione. Raccolti tutti i frammenti del prezioso metallo il gioco è quasi fatto, resta infatti solo l’ultimissimo step del processo, ovvero quello di cucinarlo ad alte temperature per liberarlo da altre scorie metalliche ed impurità varie.